frase adorno

Educare dopo Auschwitz significa non accettare la più piccola manifestazione del razzismo né la più piccola discriminazione, significa non contemplare il passato ma interrogarlo alla luce del presente. T.Adorno

Lia Levi



PRESENTAZIONE DEL PROGETTO

Dopo l’incontro con la scrittrice avvenuto a Roma il 20 ottobre 2015 in occasione del conferimento del premio “Adei-wizo” ottenuto da Lia Levi per la sua ultima fatica letteraria, il romanzo “Il braccialetto”, giudicato da una giuria di ragazzi di tutta Italia, a cui anche i nostri alunni avevano partecipato, l’Istituto “Soleri-Bertoni” di Saluzzo, in collaborazione con tutte le scuole cittadine e con l’Associazione “Biandrata”, il cui presidente S. Capellaro a Roma ci ha aveva accompagnato, ha deciso di  proporre il conferimento della cittadinanza onoraria a Lia Levi, anche alla luce del suo legame affettivo con le proprie radici saluzzesi, che la scrittrice ci ha ribadito, legame espresso con affetto e profondità storica ne “La sposa gentile”.  Approfondendo la figura e l’opera di Lia Levi, abbiamo sempre più apprezzato, da un lato, il suo impegno nella conservazione e diffusione della memoria della Shoah, attraverso la pubblicazione di numerosi romanzi di grande diffusione, destinati sia agli adulti, sia a bambini e ragazzi, dall’altro, per il suo costante impegno per la pace, testimoniato dal titolo Shalom scelto per la rivista della comunità ebraica di Roma che dirige dal 1967. Entrambi gli aspetti sono stati evidenziati dalla motivazione ufficiale inserita nella proposta di delibera che sarà votata il 10 febbraio in un Consiglio Comunale convocato in forma speciale proprio per il conferimento della Cittadinanza a Lia Levi, che viene motivata in base all’impegno per la sua preziosa testimonianza personale e letteraria che riflette sul dramma della discriminazione e della persecuzione razziale in Italia attraverso gli occhi di una bambina che lo ha vissuto; per il suo impegno e la costante opera di diffusione fra i giovani e  i ragazzi delle scuole di tutto il Paese dei valori della pace, della convivenza civile e dell'antifascismo; per il suo farsi portatrice della "memoria" presso le nuove generazioni; per la sua opera e la sua attività di insegnante, scrittrice e giornalista contro le discriminazioni; per il suo saper vedere e proporre una versione delle grandi tragedie del 1900 come la guerra e la shoah  attraverso lo sguardo dei bambini".

Prof.ssa A. Tugnoli, Dirigente IIS “Soleri-Bertoni” Saluzzo



Il progetto che si è andato delineando intorno alla figura di Lia Levi credo abbia dato risultati davvero importanti, in primo luogo per il fatto che si è mobilitata l'intera comunità scolastica saluzzese e non solo, che incontrerà l’autrice nei giorni 10 e 11 febbraio, in forme che cercherò qui di sintetizzare, per rendere merito alla tenacia degli insegnanti e all'entusiasmo degli allievi, che hanno approfondito le opere della scrittrice, preparando brani da leggere e domande.
 Per la scuola primaria hanno partecipato le classi 5a A e 5a B plesso Dalla Chiesa di Saluzzo, ins. America Paola e Rossaro Luisa; le classi IV e V della Scuola Primaria di Paesana, insegnanti   Aurora Alberto,  Agnese Bossa, Lucia Isaia,   Paola Natelli; le classi IV e V della Scuola Primaria di Rifreddo, insegnanti  Daniela Agù, Loredana Bonetto,  Anna Maria Chiabrando,  Lucia Farina, Paola Natelli,  Giusy Villois
per la secondaria di I grado Rosa Bianca di Saluzzo le II A, B, C, E, L, A e B del plesso di Manta,  proff. Elena Garellis, Maria Gramaglia, Brunella Pelizza,  Francesca Roversi e tutte le dieci terze della scuola, proff. Claudia Barbero,  Paola Berardo, Luisa Garrone, Luisa Martini, Teresa Martone, Luciana Morena e Laura Picca ;
Per la secondaria di II grado le classi 2^ A- 2^ E-3^E-3^C del Liceo Bodoni di Saluzzo,  prof. ssa Dalla Rosa Ruggiero Candida; l'Istituto Denina con la IIA e la IVD, con la prof.ssa Alessandra Cussa; le classi seconde corso sc.umane, economico e linguistico, I D/A, III D/A e III D/B del corso artistico dell'IIS "Soleri-Bertoni", proff. Laura Carletti, Antonella Marino, Marzia Picca, Antonella Giordano, Rosella Malafarina, Gabriella Borra e Marta Tamagno. La prof.ssa Mariangela Aimone ha curato l'aggiornamento del blog "Uncuorevigile".
 A coordinare i vari momenti in cui si scandirà l'incontro tra la scrittrice e le scolaresche saranno gli alunni della IVLB del liceo Linguistico "Soleri-Bertoni" (autori delle schede bio-bibliografiche sotto riportate), che hanno incontrato Lia Levi a Roma e che insieme all'Associazione "Biandrata", che ha contribuito a rendere possibile e finanziare una così importante iniziativa, all'Amministrazione Comunale, che si è mostrata disponibile ad accettare la proposta di cittadinanza onoraria, e a tutti gli insegnanti e le classi sopra elencate hanno reso possibile un momento importante per una comunità che vuole ricordare e al tempo stesso impegnarsi, perché ciò che è accaduto non si ripeta, visto che le sfide dell'integrazione e dell'accoglienza non sono certo finite.

Piera Comba

UNA BAMBINA E BASTA
In quello che lei stessa definisce un romanzo autobiografico, Lia Levi, nata a Pisa nel  1931 da una famiglia di origine saluzzese, racconta la storia di una bambina ebrea che, al seguito del padre assicuratore, da Torino, dove ha conosciuto le prime forme di discriminazione, come l'allontanamento dalla scuola pubblica e il licenziamento del padre, si trasferisce a Roma nel 1938. Dopo l'8 settembre 1943, quando le solerti liste del censimento fascista diventano la premessa per la deportazione nei lager nazisti, con la madre e le sorelle trova rifugio nel collegio romano delle suore di San Giuseppe di Chambéry.
Succedeva spesso che, per sfuggire alla deportazione, gli ebrei si rifugiassero nei conventi cattolici; nel libro La Shoah, Memoria e dialoghi famigliari di Chaya H. Roth, tradotto due anni fa da  un gruppo di ragazzi del Liceo Linguistico"Soleri-Bertoni", le tre protagoniste, anch'esse una madre e due figlie,  incontrano proprio in un convento romano un'oasi di rifugio e anch'esse si trovano a partecipare a riti e preghiere che non conoscono, ma nei quali sentono forse un'eco di ciò che Papa Wojtyla avrebbe riconosciuto quasi cinquant'anni dopo, attribuendo agli ebrei il ruolo di "fratelli maggiori".

L'autrice ci ha rivelato che quando vide la luce, nel 1994, il romanzo volle rappresentare una risposta ai molti che tentavano di sminuire la portata delle leggi razziali italiane, sulle quali da non molto tempo si era aperto il dibattito. Con scelta felice e coraggiosa, lo ha fatto attraverso gli occhi di una bambina, impietosi nella loro ingenuità e nel distacco rispetto al mondo degli adulti, che spesso tarda a comprendere la capacità dei bambini di capire le tragedie di cui la storia li ha resi protagonisti. Lo stesso sguardo umanissimo e straniante de "La Storia" di Elsa Morante, premio significativamente attribuito a quella che della Levi è stata l'opera prima.
Non mi piacciono i grandi quando decidono di farti un discorso: si sentono evoluti e magnifici, ti guardano negli occhi, cercano il tono a mezza altezza… ora saprai tutto anche tu, ci penseranno loro a impacchettarti la notizia come una merendina.
Il bilancio dello scampato pericolo sarà la frase finale che la madre rivolge alla bambina con ilare indulgenza:
Non sei una bambina ebrea, hai capito? Sei una bambina. Una bambina e basta.

La piccola Lia tornava ad essere una cittadina italiana a tutti gli effetti, dopo che il mondo aveva pagato con milioni di vite il sistema nato dall'ideologia razzista del nazi-fascismo. Conferirle oggi la cittadinanza saluzzese significa simbolicamente restituire piena dignità agli ebrei, che durante la Seconda Guerra Mondiale   sono stati deportati da Saluzzo, come i fratelli anziani del nonno della Levi, Amos Segre, tutti portati via dai tedeschi dall'ospizio dei vecchi a Saluzzo. Proprio a loro, il nostro corso di Liceo Artistico ha dedicato un'installazione che oggi si trova al Tapparelli. Ho potuto capire, dall’incontro di Roma con Lia Levi e dalla lettura del suo testo, quanto sia importante per ognuno di noi  la sua testimonianza, sulla Shoah e sul valore della pace. Nel 1967 ha fondato infatti il mensile di informazione e cultura ebraica Shalom che ha diretto per trent’anni. La sua infaticabile attività di scrittrice e testimone conta decine di titoli, noi ne abbiamo selezionati alcuni.
Tra i romanzi per adulti ricordiamo la Trilogia della memoria. Tre romanzi all'ombra delle leggi razziali (raccolti in un volume unico pubblicato nella collana Super delle Edizioni e/o nel 2008), che sono Una bambina e basta, L'albergo della magnolia (Premio Moravia e tradotto negli USA con il titolo The Jewish husband), L'amore mio non può, da cui l’attrice Manuela Kustermann ha tratto l’omonima opera teatrale. Infine nel 2010 La sposa gentile, ambientato a Saluzzo (Premio Alghero donna tradotto in spagna, Premio “Via Po”, Torino), La notte dell’oblio, Il braccialetto (premio “Rapallo” e "Adei-Wizo" 2015 ).
Tra i libri per bambini, che hanno permesso ai più piccoli di accostarsi con delicatezza al tema della shoah e della discriminazione razziale, ricordiamo Una valle piena di stelle (Mondadori 2010, Premio Castello, tradotto in Ungheria), Cecilia va alla guerra (2000, Premio Pippi), Cos’è l’antisemitismo (2001, Premio Grinzane Cavour), La collana della Regina. Roma 1943 (Mondadori 2002), Un cuore da Leone (2006, Premio Rodari), La portinaia Apollonia (Premio Andersen, Libro dell’anno) messa poi in scena dalla Compagnia del Piccione di Genova.
In coincidenza del Giorno della Memoria 2016 è uscito per la Piemme Quando tornò l’arca di Noè.

Chiara Capoccetti e Gloria Falco



UN CUORE DA LEONE 

Un cuore da leone è un romanzo semplice, che racconta la situazione italiana durante la seconda guerra mondiale vista con gli occhi di un bambino di otto anni, Leo, un ragazzino che si scopre coraggioso. Egli cerca di opporsi alle "strane" leggi emanate dallo stato nei loro confronti, solo perché lui e la sua famiglia sono ebrei. Leo non riesce a capire il senso di tutte queste leggi, infatti antepone a questi ostacoli, i veri problemi per lui: quelli della vita di tutti i giorni.

Il giovane protagonista ha un segreto che i suoi amici non sanno: in realtà il suo vero nome è Leone, motivo per lui di vergogna.

Soltanto in una situazione di paura, scoprirà che questo nome non può che essere adatto a lui.

Questo libro offre un punto di vista inaspettato sulle vicende legate alla persecuzione razziale sotto il regime fascista, il punto di vista di un bambino, che cerca inutilmente di trovare una risposta a tutto ciò che succede attorno a lui, senza mai smettere di credere in un cambiamento.

Una frase emblematica del libro è quell'estate del '43 stava diventando un po' strana.

Rispecchia in maniera chiara tutto ciò che Leo e la sua famiglia stavano passando, chiamati ad affrontare la realtà mentre tutto attorno a loro stava cambiando.


Alessandro Aigotti e Laura Barra











IL BRACCIALETTO

Il romanzo racconta la storia di Corrado, un ragazzo ebreo di 14 anni, il quale vive a Roma la caduta del fascismo il 25 luglio del 1943 e spera che questo porti con sé l'abolizione delle leggi razziali.  Egli, però, oltre a dover affrontare la cocente delusione per l'invasione da parte delle truppe naziste della città inutilmente proclamata "aperta",  deve convivere con il pressante dubbio che suo padre, Vito, non sia in realtà il suo genitore naturale, un dubbio dietro il quale la Levi ha voluto simboleggiare la fatica da parte dei giovani ebrei di accettare l'apparente passività con cui il mondo degli adulti ha talvolta vissuto il dramma della persecuzione, un tema che torna nel romanzo La notte dell'oblio e che si concretizza nel gioiello che dà il nome al titolo, che la famiglia non consegna alle richieste di Kappler alla comunità ebraica romana, l'ultimo ignobile ricatto prima della deportazione, mentendo al giovane Corrado.
Fortunatamente, ad aiutarlo ad affrontare i suoi dubbi interiori interverrà l'amico Leandro, discendente di una misteriosa e facoltosa famiglia "ariana". Sarà proprio una notte trascorsa in casa dell'amico a salvargli la vita, permettendogli di non essere arrestato con i suoi all'alba del 19 ottobre 1943, giorno terribile della deportazione dal ghetto di Roma, che però sottrae a Corrado i genitori e tutti i parenti, così che sono tragiche le parole conclusive: Lo sapeva già che anche Dio sarebbe morto in quell'incendio. A lui restava soltanto una preghiera d'infanzia.
 Il punto di forza del romanzo è l'abile capacità di utilizzare un ritmo incalzante, in grado di tessere insieme fatti storici e emozioni e ricordi personali, legati a quella che è da sempre una stagione difficile della vita, l'adolescenza, tanto più quando è chiamata ad affrontare una tragedia dai confini inspiegabili.


Jasmine Allasia, Chiara Vaira, Fatima Nadir



LA COLLANA DELLA REGINA

La collana della Regina è un libro per ragazzi che narra le vicende del giovane Valentino e di sua madre Caterina. La storia è ambientata a Roma durante gli ultimi anni della seconda guerra mondiale, che nel 1943 vede la famiglia reale fuggire nel Sud dell'Italia perché l'occupazione nazista è imminente. Durante la fuga da Villa Savoia, la regina dimentica la sua preziosa collana di perle, che viene però trovata e custodita attentamente dalla madre di Valentino, che fino a quel momento era stata la sua guardarobiera. Mentre Caterina continua a pensare al giorno in cui potrà finalmente rivedere la regina che, dopo avere riavuto il prezioso gioiello, sarà riconoscente nei confronti della fedele guardarobiera, Valentino sottrae di nascosto la collana dal cassetto della madre per far sì che il padre della sua amica Mimosa e i suoi compagni partigiani possano venderla e ottenere i soldi per comprare delle armi, necessarie per ''la salvezza della patria''.
Le peripezie di Valentino si moltiplicheranno nel momento in cui Caterina scoprirà l'accaduto e pretenderà a tutti i costi di riavere indietro la collana, nonostante il figlio cerchi di spiegarle le buone intenzioni del suo gesto.

Anastasia Peirone e Sofia Avalle (autrice anche delle foto che corredano i testi)











CHE COS’È L’ANTISEMITISMO? PER FAVORE RISPONDETE
Che cos’è l’antisemitismo? Per favore rispondete è un libro di immediata comprensione attraverso il quale Lia Levi smonta i pregiudizi più diffusi riguardo agli ebrei e alla loro storia.
La scrittrice, che ha girato l’intera Italia nel corso della sua vita, incontrando ragazzi di tutte le età per raccontare loro  la sua storia, in quest’opera risponde alle domande che più frequentemente si è sentita rivolgere, sia sull’ebraismo sia sull’antisemitismo.
Proprio durante questi incontri, la scrittrice si è resa conto di quanto i pregiudizi nei confronti degli ebrei fossero diffusi. Ne è nato un libro che in modo semplice e sintetico risponde ai dubbi dei ragazzi. Ventuno capitoli, ognuno dei quali contiene una domanda alla quale l’autrice risponde in maniera esaustiva. Un esempio che mi è parso molto significativo sono queste:
“Ebrei e israeliani non sono la stessa cosa? Perché non vivono tutti insieme nello stato di israele?” l'ebraismo è una religione, gli israeliani sono coloro che vivono in quello stato creato perché essi avessero un posto dove vivere in seguito alla seconda guerra mondiale. Non tutti gli ebrei vi andarono poiché si ritenevano, ormai, cittadini italiani, spagnoli, francesi...
“E' vero o non è vero che in Italia, nel periodo del fascismo, non ci sono state persecuzioni contro gli ebrei se non nei mesi di occupazione nazista?” Non è vero, poiché con le leggi razziali del 1938 gli ebrei vennero esclusi dalla comunità e anche se non sterminati inizialmente vennero privati di tutto ciò che permetteva loro di ritenersi delle persone.
                                                                                   
Luca Rivoira e Matteo Endemini









L'AMORE MIO NON PUÒ

Corre l'anno 1938: Andrea, da poco licenziato perché ebreo, si getta dal Muraglione del Pincio a Roma e pone fine alla sua vita. Non riusciva a superare un tale insuccesso. Comprensibile, direte voi, ma chi pensa ora alla sua famiglia? Chi ha a carico una figlioletta da mantenere, crescere e proteggere? Sua moglie Elisa, che fino ad allora non aveva avuto altri compiti, se non quello di prendersi cura di suo marito e della piccola Lilia. Ebbene, la donna è ora costretta a trovare un'occupazione, ma, vista la situazione in Italia in seguito alle Leggi Razziali, ciò non è semplice: grazie ad associazioni ebraiche e parenti la giovane vedova trova impieghi saltuari. L'apparizione nella sua vita del signor Guglielmo Ferretti sembra segnare la svolta, ma un triste episodio spegne la relativa quiete nella sua vita: violentata dal suo datore di lavoro, nonché suocero di suo fratello, Elisa abbandona il suo impiego e si affianca a Rosetta e Giuseppe. La coppia ha creato, infatti, una produzione di zoccoli interamente rifiniti a mano per ovviare alla disoccupazione. La paga, tuttavia, non è molto elevata e non è sufficiente per soddisfare il sostentamento alla figlia. L'associazione ebraica le propone di lavorare per una ricca famiglia ebrea, gli Anguillara, in qualità di domestica, in seguito al licenziamento della servitù ariana. Le vengono offerti vitto e alloggio anche per la sua piccola Lilia. È l'inizio di un nuovo capitolo, fatto di fatica e lavoro: la signora non la ama molto, la considera inesperta e, pertanto, rimproveri e obiezioni sono all'ordine del giorno.
È il 16 ottobre 1943 quando, dopo alcuni bombardamenti in città, le SS giungono presso la dimora degli Anguillara e prelevano i due coniugi. Il grembiule azzurro da domestica salva Elisa, che non viene riconosciuta come ebrea. A quel punto rinasce in lei l’amore per il marito, che, col suo tragico gesto dal valore quasi profetico, aveva messo in moto una concatenazione di eventi che era riuscito a salvare le due persone che amava di più, la moglie e la figlia, dalla deportazione. Andrea si è sacrificato per salvare noi due. Come cantava una canzone allora in voga L’amore mio non può …svanire, ma conclude la protagonista con amarezza Un giorno, quando eravamo molto giovani, (Andrea) mi ha detto con l'entusiasmo nella voce: <<Tu sei il mondo!>>. Ma il mondo adesso si è ammalato di troppo dolore.

Chiara Quaranta.











L’ALBERGO DELLA MAGNOLIA
Il romanzo appare sotto forma di una lunga serie di lettere, scritte da parte del protagonista al figlio Michele, particolare che si rivela però solo in conclusione del testo. Dino, di famiglia ebrea, cresce a Roma nell’hotel dei genitori, quell’Albergo della Magnolia che dà il nome al libro. Dopo una gioventù comune, dominata dalla passione per il poeta greco Pindaro, è allo scoccare della mezzanotte del Capodanno 1930 che nella sua vita avviene una svolta improvvisa: l’incontro con Sonia, fanciulla affascinante ed indecifrabile, di buona famiglia cattolica. L’intesa tra i due è evidente fin da subito, ma il primo problema sorge quando la giovane viene a conoscenza delle origini del compagno. Di lì a poco gli avvenimenti storici entreranno prepotentemente a far parte della loro vita: la pubblicazione del “Manifesto degli scienziati razzisti”, la paura che si diffonde lentamente, il divieto dei matrimoni misti. Si fa strada nell’uomo la consapevolezza del suo essere ebreo, in particolare apprendendo le differenze che intercorrono tra i suoi principi morali e quelli della compagna e della sua famiglia, saldamente fedele al partito fascista.
La narrazione è la ricostruzione delle diverse fasi della vita di Dino, dall’infanzia alla drastica decisione che lo porterà a rinunciare ad una paternità tanto attesa, per salvare il figlio dal dramma della discriminazione e della persecuzione. Per Dino e i suoi genitori il rifugio si apre nella lontana terra d’Israele, dove assistono nel 1947 alle guerre che accompagnano la nascita dello Stato, che offre rifugio e occasione di riscatto per tanti sopravvissuti alla Shoah. Anche nel racconto di una delle pagine più tragiche della storia, il tono è imperturbabile e pacato e lascia talvolta spazio alla speranza: Senza i chiaroscuri e le ombre delle albe e dei tramonti, non basterebbe il sole a far crescere i fiori, scrive Dino al figlio, un padre che sogna un giovane uomo che sale su un aereo e sorvola le acque per sbarcare, forse frastornato come accadde un giorno ai suoi nonni, in questa antica terra.
Giorgia Tallone e Alexa Dossetto













LA SPOSA GENTILE

Ambientato nella Saluzzo dei primi anni del Novecento, il romanzo racconta la storia d’amore di quelli che furono i nonni materni di Lia Levi, ovvero Amos Segre, bancario ebreo benestante, e Teresa Scaletta, un’umile e bellissima contadina “gentile”, ovvero non ebrea.
Il loro amore, ostacolato dalle rispettive famiglie, si corona quando i due vanno a vivere insieme per la nascita della loro prima figlia, Nerina, perdendo però i contatti con tutti i parenti.
La prima persona che fa loro visita per la primogenita è Sarina, la figlia del rabbino Lattes, che insegnerà a Teresa tutte le regole della religione ebraica, fino a farla diventare un’ebrea vera e propria, responsabile di radunare tutti i parenti in occasione delle più importanti feste religiose ebraiche.
Tale incarico le è stato attribuito dopo la nascita del terzogenito Vittorio, grazie al quale la famiglia di Amos si è nuovamente riunita. La scelta di Teresa nasce da una motivazione semplice, ma dal carattere assoluto, con la quale l'autrice suggella, nell'epigrafe, il senso del romanzo: È la storia di una donna che aveva solo caparbiamente desiderato che “lui fosse contento”. E “lui” aveva risposto con lo stesso identico desiderio.
Il testo, avvincente e poetico, tratta un argomento di cui si parla frequentemente, però sotto un diverso punto di vista.
L’incontro con Lia Levi a Roma è stato emozionante e il racconto della Shoah, vissuta in prima persona da una delle vittime, è stato molto toccante. Uno dei motivi per cui la scrittrice meriterebbe la cittadinanza onoraria, secondo noi, è il fatto che la sua sia una delle più preziose testimonianze che contribuisce a tenere viva la memoria della Shoah e delle leggi razziali in Italia. Ci ha colpito la rivelazione che per anni non ha avuto il coraggio di raccontare la sua storia, perché si è sentita una privilegiata, in quanto sopravvissuta, dopo aver letto la testimonianza di Anna Frank e Primo Levi, che dimostrarono le dimensioni tragicamente reali della tragedia. Il suo punto di vista, quotidiano e per questo più vicino a noi, crediamo che sia molto importante per scuotere le coscienze e far capire che, proprio come scrive Primo Levi, ciò che è accaduto può tornare a ripetersi. L'importante è risvegliare le coscienze e insegnare a mantenere "Un cuore vigile", il nome che abbiamo scelto due anni fa per il blog creato dal nostro Istituto e che con la mia classe abbiamo avuto l'occasione di continuare con questo lavoro.
Gloria Falco e Veronica Barbero


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