PRESENTAZIONE DEL PROGETTO
Dopo l’incontro con la scrittrice avvenuto a
Roma il 20 ottobre 2015 in occasione del conferimento del premio “Adei-wizo”
ottenuto da Lia Levi per la sua ultima fatica letteraria, il romanzo “Il
braccialetto”, giudicato da una giuria di ragazzi di tutta Italia, a cui anche
i nostri alunni avevano partecipato, l’Istituto “Soleri-Bertoni” di Saluzzo, in
collaborazione con tutte le scuole cittadine e con l’Associazione “Biandrata”,
il cui presidente S. Capellaro a Roma ci ha aveva accompagnato, ha deciso
di proporre il conferimento della
cittadinanza onoraria a Lia Levi, anche alla luce del suo legame affettivo con
le proprie radici saluzzesi, che la scrittrice ci ha ribadito, legame espresso
con affetto e profondità storica ne “La sposa gentile”. Approfondendo la figura e l’opera di Lia
Levi, abbiamo sempre più apprezzato, da un lato, il suo impegno nella
conservazione e diffusione della memoria della Shoah, attraverso la
pubblicazione di numerosi romanzi di grande diffusione, destinati sia agli
adulti, sia a bambini e ragazzi, dall’altro, per il suo costante impegno per la
pace, testimoniato dal titolo Shalom scelto per la rivista della
comunità ebraica di Roma che dirige dal 1967. Entrambi gli aspetti sono stati
evidenziati dalla motivazione ufficiale inserita nella proposta di delibera che
sarà votata il 10 febbraio in un Consiglio Comunale convocato in forma speciale
proprio per il conferimento della Cittadinanza a Lia Levi, che viene motivata
in base all’impegno per la sua preziosa testimonianza personale e letteraria
che riflette sul dramma della discriminazione e della persecuzione razziale in
Italia attraverso gli occhi di una bambina che lo ha vissuto; per il suo
impegno e la costante opera di diffusione fra i giovani e i ragazzi
delle scuole di tutto il Paese dei valori della pace, della convivenza civile e
dell'antifascismo; per il suo farsi portatrice della "memoria" presso
le nuove generazioni; per la sua opera e la sua attività di insegnante,
scrittrice e giornalista contro le discriminazioni; per il suo saper vedere e
proporre una versione delle grandi tragedie del 1900 come la guerra e la
shoah attraverso lo sguardo dei
bambini".
Prof.ssa
A. Tugnoli, Dirigente IIS “Soleri-Bertoni” Saluzzo
L'autrice ci ha rivelato che quando vide la luce, nel 1994, il romanzo volle rappresentare una risposta ai molti che tentavano di sminuire la portata delle leggi razziali italiane, sulle quali da non molto tempo si era aperto il dibattito. Con scelta felice e coraggiosa, lo ha fatto attraverso gli occhi di una bambina, impietosi nella loro ingenuità e nel distacco rispetto al mondo degli adulti, che spesso tarda a comprendere la capacità dei bambini di capire le tragedie di cui la storia li ha resi protagonisti. Lo stesso sguardo umanissimo e straniante de "La Storia" di Elsa Morante, premio significativamente attribuito a quella che della Levi è stata l'opera prima.
UN CUORE DA LEONE
CHE COS’È L’ANTISEMITISMO? PER FAVORE RISPONDETE
L'AMORE MIO NON PUÒ
L’ALBERGO DELLA MAGNOLIA
LA SPOSA GENTILE
Il progetto che si è andato delineando intorno alla figura di Lia Levi
credo abbia dato risultati davvero importanti, in primo luogo per il fatto che
si è mobilitata l'intera comunità scolastica saluzzese e non solo, che
incontrerà l’autrice nei giorni 10 e 11 febbraio, in forme che cercherò qui di
sintetizzare, per rendere merito alla tenacia degli insegnanti e all'entusiasmo
degli allievi, che hanno approfondito le opere della scrittrice, preparando
brani da leggere e domande.
Per la scuola primaria hanno
partecipato le classi 5a A e 5a B plesso Dalla Chiesa di Saluzzo, ins. America
Paola e Rossaro Luisa; le classi IV e V della Scuola Primaria di Paesana,
insegnanti Aurora Alberto, Agnese Bossa, Lucia Isaia, Paola Natelli; le classi IV e V della Scuola
Primaria di Rifreddo, insegnanti Daniela
Agù, Loredana Bonetto, Anna Maria
Chiabrando, Lucia Farina, Paola
Natelli, Giusy Villois
per la secondaria di I grado Rosa Bianca di Saluzzo le II A, B, C, E, L,
A e B del plesso di Manta, proff. Elena Garellis, Maria Gramaglia,
Brunella Pelizza, Francesca Roversi e tutte le dieci terze della scuola,
proff. Claudia Barbero, Paola Berardo, Luisa Garrone, Luisa Martini,
Teresa Martone, Luciana Morena e Laura Picca ;
Per la secondaria di II grado le classi 2^ A- 2^ E-3^E-3^C del Liceo
Bodoni di Saluzzo, prof. ssa Dalla Rosa
Ruggiero Candida; l'Istituto Denina con la IIA e la IVD, con la prof.ssa
Alessandra Cussa; le classi seconde corso sc.umane, economico e linguistico, I D/A,
III D/A e III D/B del corso artistico dell'IIS "Soleri-Bertoni",
proff. Laura Carletti, Antonella Marino, Marzia Picca, Antonella Giordano,
Rosella Malafarina, Gabriella Borra e Marta Tamagno. La prof.ssa Mariangela
Aimone ha curato l'aggiornamento del blog "Uncuorevigile".
A coordinare i vari momenti in
cui si scandirà l'incontro tra la scrittrice e le scolaresche saranno gli
alunni della IVLB del liceo Linguistico "Soleri-Bertoni" (autori
delle schede bio-bibliografiche sotto riportate), che hanno incontrato Lia Levi
a Roma e che insieme all'Associazione "Biandrata", che ha contribuito
a rendere possibile e finanziare una così importante iniziativa,
all'Amministrazione Comunale, che si è mostrata disponibile ad accettare la
proposta di cittadinanza onoraria, e a tutti gli insegnanti e le classi sopra
elencate hanno reso possibile un momento importante per una comunità che vuole
ricordare e al tempo stesso impegnarsi, perché ciò che è accaduto non si
ripeta, visto che le sfide dell'integrazione e dell'accoglienza non sono certo
finite.
UNA BAMBINA E BASTA
In quello che lei stessa definisce un romanzo autobiografico, Lia Levi,
nata a Pisa nel 1931 da una famiglia di
origine saluzzese, racconta la storia di una bambina ebrea che, al seguito del
padre assicuratore, da Torino, dove ha conosciuto le prime forme di
discriminazione, come l'allontanamento dalla scuola pubblica e il licenziamento
del padre, si trasferisce a Roma nel 1938. Dopo l'8 settembre 1943, quando le
solerti liste del censimento fascista diventano la premessa per la deportazione
nei lager nazisti, con la madre e le sorelle trova rifugio nel collegio romano
delle suore di San Giuseppe di Chambéry.
Succedeva spesso che, per sfuggire alla deportazione, gli ebrei si
rifugiassero nei conventi cattolici; nel libro La Shoah, Memoria e dialoghi
famigliari di Chaya H. Roth, tradotto due anni fa da un gruppo di ragazzi del Liceo
Linguistico"Soleri-Bertoni", le tre protagoniste, anch'esse una madre
e due figlie, incontrano proprio in un convento
romano un'oasi di rifugio e anch'esse si trovano a partecipare a riti e
preghiere che non conoscono, ma nei quali sentono forse un'eco di ciò che Papa
Wojtyla avrebbe riconosciuto quasi cinquant'anni dopo, attribuendo agli ebrei
il ruolo di "fratelli maggiori".
L'autrice ci ha rivelato che quando vide la luce, nel 1994, il romanzo volle rappresentare una risposta ai molti che tentavano di sminuire la portata delle leggi razziali italiane, sulle quali da non molto tempo si era aperto il dibattito. Con scelta felice e coraggiosa, lo ha fatto attraverso gli occhi di una bambina, impietosi nella loro ingenuità e nel distacco rispetto al mondo degli adulti, che spesso tarda a comprendere la capacità dei bambini di capire le tragedie di cui la storia li ha resi protagonisti. Lo stesso sguardo umanissimo e straniante de "La Storia" di Elsa Morante, premio significativamente attribuito a quella che della Levi è stata l'opera prima.
Non mi
piacciono i grandi quando decidono di farti un discorso: si sentono evoluti e
magnifici, ti guardano negli occhi, cercano il tono a mezza altezza… ora saprai
tutto anche tu, ci penseranno loro a impacchettarti la notizia come una
merendina.
Il bilancio dello scampato pericolo sarà la frase finale che la madre
rivolge alla bambina con ilare indulgenza:
Non sei una bambina ebrea, hai capito? Sei una
bambina. Una bambina e basta.
La piccola Lia tornava ad essere una cittadina italiana a tutti gli
effetti, dopo che il mondo aveva pagato con milioni di vite il sistema nato
dall'ideologia razzista del nazi-fascismo. Conferirle oggi la cittadinanza
saluzzese significa simbolicamente restituire piena dignità agli ebrei, che
durante la Seconda Guerra Mondiale sono
stati deportati da Saluzzo, come i fratelli anziani del nonno della Levi, Amos
Segre, tutti portati via dai tedeschi dall'ospizio dei vecchi a Saluzzo.
Proprio a loro, il nostro corso di Liceo Artistico ha dedicato un'installazione
che oggi si trova al Tapparelli. Ho potuto capire, dall’incontro di Roma con
Lia Levi e dalla lettura del suo testo, quanto sia importante per ognuno di
noi la sua testimonianza, sulla Shoah e
sul valore della pace. Nel 1967 ha fondato infatti il mensile di informazione e
cultura ebraica Shalom che ha diretto per trent’anni. La sua infaticabile attività
di scrittrice e testimone conta decine di titoli, noi ne abbiamo selezionati
alcuni.
Tra i romanzi per adulti ricordiamo la Trilogia della memoria. Tre romanzi all'ombra delle leggi razziali
(raccolti in un volume unico pubblicato nella collana Super delle Edizioni e/o
nel 2008), che sono Una bambina e basta,
L'albergo della magnolia (Premio Moravia e tradotto negli USA con il titolo
The Jewish husband), L'amore mio non può, da cui l’attrice
Manuela Kustermann ha tratto l’omonima opera teatrale. Infine nel 2010 La sposa gentile, ambientato a Saluzzo
(Premio Alghero donna tradotto in spagna, Premio “Via Po”, Torino), La notte dell’oblio, Il braccialetto
(premio “Rapallo” e "Adei-Wizo" 2015 ).
Tra i libri per bambini, che hanno permesso ai più piccoli di accostarsi
con delicatezza al tema della shoah e della discriminazione razziale,
ricordiamo Una valle piena di stelle
(Mondadori 2010, Premio Castello, tradotto in Ungheria), Cecilia va alla guerra (2000, Premio Pippi), Cos’è l’antisemitismo (2001, Premio Grinzane Cavour), La collana della Regina. Roma 1943
(Mondadori 2002), Un cuore da Leone (2006, Premio Rodari), La portinaia Apollonia (Premio Andersen, Libro dell’anno) messa poi
in scena dalla Compagnia del Piccione di Genova.
In coincidenza del Giorno della Memoria 2016 è uscito per la Piemme Quando tornò l’arca di Noè.
Chiara Capoccetti e Gloria Falco
UN CUORE DA LEONE
Un cuore da leone è un romanzo semplice, che racconta la situazione italiana durante la
seconda guerra mondiale vista con gli occhi di un bambino di otto anni, Leo, un
ragazzino che si scopre coraggioso. Egli cerca di opporsi alle
"strane" leggi emanate dallo stato nei loro confronti, solo perché
lui e la sua famiglia sono ebrei. Leo non riesce a capire il senso di tutte
queste leggi, infatti antepone a questi ostacoli, i veri problemi per lui:
quelli della vita di tutti i giorni.
Il giovane protagonista ha un segreto che i suoi amici non sanno: in
realtà il suo vero nome è Leone, motivo per lui di vergogna.
Soltanto in una situazione di paura, scoprirà che questo nome non può
che essere adatto a lui.
Questo libro offre un punto di vista inaspettato sulle vicende legate
alla persecuzione razziale sotto il regime fascista, il punto di vista di un
bambino, che cerca inutilmente di trovare una risposta a tutto ciò che succede
attorno a lui, senza mai smettere di credere in un cambiamento.
Una frase emblematica del libro è quell'estate
del '43 stava diventando un po' strana.
Rispecchia in maniera chiara tutto ciò che Leo e la sua famiglia stavano
passando, chiamati ad affrontare la realtà mentre tutto attorno a loro stava
cambiando.
Alessandro Aigotti e Laura Barra
IL BRACCIALETTO
Il romanzo racconta la storia di Corrado, un ragazzo ebreo di 14 anni,
il quale vive a Roma la caduta del fascismo il 25 luglio del 1943 e spera che
questo porti con sé l'abolizione delle leggi razziali. Egli, però, oltre a dover affrontare la
cocente delusione per l'invasione da parte delle truppe naziste della città
inutilmente proclamata "aperta",
deve convivere con il pressante dubbio che suo padre, Vito, non sia in
realtà il suo genitore naturale, un dubbio dietro il quale la Levi ha voluto
simboleggiare la fatica da parte dei giovani ebrei di accettare l'apparente
passività con cui il mondo degli adulti ha talvolta vissuto il dramma della
persecuzione, un tema che torna nel romanzo La notte dell'oblio e che si
concretizza nel gioiello che dà il nome al titolo, che la famiglia non consegna
alle richieste di Kappler alla comunità ebraica romana, l'ultimo ignobile
ricatto prima della deportazione, mentendo al giovane Corrado.
Fortunatamente, ad aiutarlo ad affrontare i suoi
dubbi interiori interverrà l'amico Leandro, discendente di una misteriosa e
facoltosa famiglia "ariana". Sarà proprio una notte trascorsa in casa
dell'amico a salvargli la vita, permettendogli di non essere arrestato con i
suoi all'alba del 19 ottobre 1943, giorno terribile della deportazione dal
ghetto di Roma, che però sottrae a Corrado i genitori e tutti i parenti, così
che sono tragiche le parole conclusive:
Lo sapeva già che anche Dio sarebbe morto in quell'incendio. A lui restava
soltanto una preghiera d'infanzia.
Il punto di forza del romanzo è
l'abile capacità di utilizzare un ritmo incalzante, in grado di tessere insieme
fatti storici e emozioni e ricordi personali, legati a quella che è da sempre
una stagione difficile della vita, l'adolescenza, tanto più quando è chiamata
ad affrontare una tragedia dai confini inspiegabili.
Jasmine Allasia, Chiara Vaira, Fatima Nadir
LA COLLANA DELLA REGINA
La
collana della Regina è un
libro per ragazzi che narra le vicende del giovane Valentino e di sua madre
Caterina. La storia è ambientata a Roma durante gli ultimi anni della seconda
guerra mondiale, che nel 1943 vede la famiglia reale fuggire nel Sud
dell'Italia perché l'occupazione nazista è imminente. Durante la fuga da Villa
Savoia, la regina dimentica la sua preziosa collana di perle, che viene però
trovata e custodita attentamente dalla madre di Valentino, che fino a quel momento
era stata la sua guardarobiera. Mentre Caterina continua a pensare al giorno in
cui potrà finalmente rivedere la regina che, dopo avere riavuto il prezioso
gioiello, sarà riconoscente nei confronti della fedele guardarobiera, Valentino
sottrae di nascosto la collana dal cassetto della madre per far sì che il padre
della sua amica Mimosa e i suoi compagni partigiani possano venderla e ottenere
i soldi per comprare delle armi, necessarie per ''la salvezza della patria''.
Le peripezie di Valentino si moltiplicheranno
nel momento in cui Caterina scoprirà l'accaduto e pretenderà a tutti i costi di
riavere indietro la collana, nonostante il figlio cerchi di spiegarle le buone
intenzioni del suo gesto.
CHE COS’È L’ANTISEMITISMO? PER FAVORE RISPONDETE
Che cos’è
l’antisemitismo? Per favore rispondete è un libro di immediata comprensione attraverso il quale Lia Levi
smonta i pregiudizi più diffusi riguardo agli ebrei e alla loro storia.
La scrittrice, che ha girato l’intera Italia nel
corso della sua vita, incontrando ragazzi di tutte le età per raccontare
loro la sua storia, in quest’opera
risponde alle domande che più frequentemente si è sentita rivolgere, sia
sull’ebraismo sia sull’antisemitismo.
Proprio durante questi incontri, la scrittrice
si è resa conto di quanto i pregiudizi nei confronti degli ebrei fossero
diffusi. Ne è nato un libro che in modo semplice e sintetico risponde ai dubbi
dei ragazzi. Ventuno capitoli, ognuno dei quali contiene una domanda alla
quale l’autrice risponde in maniera esaustiva. Un esempio che mi è parso molto
significativo sono queste:
“Ebrei e israeliani non sono la stessa cosa?
Perché non vivono tutti insieme nello stato di israele?” l'ebraismo è una religione, gli israeliani sono coloro che vivono in
quello stato creato perché essi avessero un posto dove vivere in seguito alla
seconda guerra mondiale. Non tutti gli ebrei vi andarono poiché si ritenevano,
ormai, cittadini italiani, spagnoli, francesi...
“E' vero o non è vero che in Italia, nel periodo
del fascismo, non ci sono state persecuzioni contro gli ebrei se non nei mesi
di occupazione nazista?” Non è vero, poiché con le leggi razziali del 1938 gli
ebrei vennero esclusi dalla comunità e anche se non sterminati inizialmente
vennero privati di tutto ciò che permetteva loro di ritenersi delle persone.
L'AMORE MIO NON PUÒ
Corre l'anno 1938: Andrea, da poco licenziato perché ebreo, si getta dal
Muraglione del Pincio a Roma e pone fine alla sua vita. Non riusciva a superare
un tale insuccesso. Comprensibile, direte voi, ma chi pensa ora alla sua
famiglia? Chi ha a carico una figlioletta da mantenere, crescere e proteggere?
Sua moglie Elisa, che fino ad allora non aveva avuto altri compiti, se non
quello di prendersi cura di suo marito e della piccola Lilia. Ebbene, la donna
è ora costretta a trovare un'occupazione, ma, vista la situazione in Italia in
seguito alle Leggi Razziali, ciò non è semplice: grazie ad associazioni
ebraiche e parenti la giovane vedova trova impieghi saltuari. L'apparizione
nella sua vita del signor Guglielmo Ferretti sembra segnare la svolta, ma un
triste episodio spegne la relativa quiete nella sua vita: violentata dal suo
datore di lavoro, nonché suocero di suo fratello, Elisa abbandona il suo
impiego e si affianca a Rosetta e Giuseppe. La coppia ha creato, infatti, una
produzione di zoccoli interamente rifiniti a mano per ovviare alla
disoccupazione. La paga, tuttavia, non è molto elevata e non è sufficiente per
soddisfare il sostentamento alla figlia. L'associazione ebraica le propone di
lavorare per una ricca famiglia ebrea, gli Anguillara, in qualità di domestica,
in seguito al licenziamento della servitù ariana. Le vengono offerti vitto e
alloggio anche per la sua piccola Lilia. È l'inizio di un nuovo capitolo, fatto
di fatica e lavoro: la signora non la ama molto, la considera inesperta e,
pertanto, rimproveri e obiezioni sono all'ordine del giorno.
È il 16 ottobre 1943 quando, dopo alcuni bombardamenti in città, le SS
giungono presso la dimora degli Anguillara e prelevano i due coniugi. Il
grembiule azzurro da domestica salva Elisa, che non viene riconosciuta come
ebrea. A quel punto rinasce in lei l’amore per il marito, che, col suo tragico
gesto dal valore quasi profetico, aveva messo in moto una concatenazione di
eventi che era riuscito a salvare le due persone che amava di più, la moglie e
la figlia, dalla deportazione. Andrea si è sacrificato per salvare noi due.
Come cantava una canzone allora in voga L’amore mio non può …svanire, ma
conclude la protagonista con amarezza Un
giorno, quando eravamo molto giovani, (Andrea) mi ha detto con l'entusiasmo nella
voce: <<Tu sei il mondo!>>. Ma il mondo adesso si è ammalato di
troppo dolore.
L’ALBERGO DELLA MAGNOLIA
Il
romanzo appare sotto forma di una lunga serie di lettere, scritte da parte del
protagonista al figlio Michele, particolare che si rivela però solo in
conclusione del testo. Dino, di famiglia ebrea, cresce a Roma nell’hotel dei
genitori, quell’Albergo della Magnolia che dà il nome al libro. Dopo una
gioventù comune, dominata dalla passione per il poeta greco Pindaro, è allo
scoccare della mezzanotte del Capodanno 1930 che nella sua vita avviene una
svolta improvvisa: l’incontro con Sonia, fanciulla affascinante ed
indecifrabile, di buona famiglia cattolica. L’intesa tra i due è evidente fin
da subito, ma il primo problema sorge quando la giovane viene a conoscenza
delle origini del compagno. Di lì a poco gli avvenimenti storici entreranno
prepotentemente a far parte della loro vita: la pubblicazione del “Manifesto
degli scienziati razzisti”, la paura che si diffonde lentamente, il divieto dei
matrimoni misti. Si fa strada nell’uomo la consapevolezza del suo essere ebreo,
in particolare apprendendo le differenze che intercorrono tra i suoi principi
morali e quelli della compagna e della sua famiglia, saldamente fedele al
partito fascista.
La
narrazione è la ricostruzione delle diverse fasi della vita di Dino,
dall’infanzia alla drastica decisione che lo porterà a rinunciare ad una
paternità tanto attesa, per salvare il figlio dal dramma della discriminazione
e della persecuzione. Per Dino e i suoi genitori il rifugio si apre nella
lontana terra d’Israele, dove assistono nel 1947 alle guerre che accompagnano
la nascita dello Stato, che offre rifugio e occasione di riscatto per tanti
sopravvissuti alla Shoah. Anche nel racconto di una delle pagine più tragiche
della storia, il tono è imperturbabile e pacato e lascia talvolta spazio alla
speranza: Senza i chiaroscuri e le ombre
delle albe e dei tramonti, non basterebbe il sole a far crescere i fiori,
scrive Dino al figlio, un padre che sogna un
giovane uomo che sale su un aereo e sorvola le acque per sbarcare, forse
frastornato come accadde un giorno ai suoi nonni, in questa antica terra.
Giorgia
Tallone e Alexa Dossetto
LA SPOSA GENTILE
Ambientato nella Saluzzo dei primi anni del Novecento, il romanzo
racconta la storia d’amore di quelli che furono i nonni materni di Lia Levi,
ovvero Amos Segre, bancario ebreo benestante, e Teresa Scaletta, un’umile e
bellissima contadina “gentile”, ovvero non ebrea.
Il loro amore, ostacolato dalle rispettive famiglie, si corona quando i
due vanno a vivere insieme per la nascita della loro prima figlia, Nerina,
perdendo però i contatti con tutti i parenti.
La prima persona che fa loro visita per la primogenita è Sarina, la
figlia del rabbino Lattes, che insegnerà a Teresa tutte le regole della
religione ebraica, fino a farla diventare un’ebrea vera e propria, responsabile
di radunare tutti i parenti in occasione delle più importanti feste religiose
ebraiche.
Tale incarico le è stato attribuito dopo la nascita del terzogenito
Vittorio, grazie al quale la famiglia di Amos si è nuovamente riunita. La
scelta di Teresa nasce da una motivazione semplice, ma dal carattere assoluto,
con la quale l'autrice suggella, nell'epigrafe, il senso del romanzo: È la storia di una donna che aveva solo
caparbiamente desiderato che “lui fosse contento”. E “lui” aveva risposto con
lo stesso identico desiderio.
Il testo, avvincente e poetico, tratta un argomento di cui si parla
frequentemente, però sotto un diverso punto di vista.
L’incontro con Lia Levi a Roma è stato emozionante e il racconto della
Shoah, vissuta in prima persona da una delle vittime, è stato molto toccante.
Uno dei motivi per cui la scrittrice meriterebbe la cittadinanza onoraria,
secondo noi, è il fatto che la sua sia una delle più preziose testimonianze che
contribuisce a tenere viva la memoria della Shoah e delle leggi razziali in
Italia. Ci ha colpito la rivelazione che per anni non ha avuto il coraggio di
raccontare la sua storia, perché si è sentita una privilegiata, in quanto
sopravvissuta, dopo aver letto la testimonianza di Anna Frank e Primo Levi, che
dimostrarono le dimensioni tragicamente reali della tragedia. Il suo punto di
vista, quotidiano e per questo più vicino a noi, crediamo che sia molto importante
per scuotere le coscienze e far capire che, proprio come scrive Primo Levi, ciò
che è accaduto può tornare a ripetersi. L'importante è risvegliare le coscienze
e insegnare a mantenere "Un cuore vigile", il nome che abbiamo scelto
due anni fa per il blog creato dal nostro Istituto e che con la mia classe
abbiamo avuto l'occasione di continuare con questo lavoro.
Gloria Falco e Veronica Barbero
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